Minimalismo

MINIMALISMO

Il minimalismo è una corrente artistica che nacque e si sviluppò negli Stati Uniti d'America nei primi anni '60.

Il termine venne usato per la prima volta dal filosofo dell'arte inglese Richard Wollheim nel saggio intitolato appunto Minimal Art. Non vi è stato un gruppo di artisti che ha definito il proprio lavoro con questo termine o che si è riconosciuto come appartenente a questa corrente. Il termine si è quindi diffuso per mezzo dei critici d'arte e della stampa.

Sono considerati come artisti fondamentali per l’affermazione di questa corrente Carl Andre, Dan Flavin, Donald Judd, Sol Lewit, Robert Morris.

Le opere appartenenti a questa corrente hanno come caratteristica l'utilizzo di un lessico formale essenziale, le opere sono composte da pochi elementi, i materiali in alcuni casi derivano da produzioni industriali, alcune delle matrici formali sono la geometria, il rigore esecutivo, il cromatismo limitato, l'assenza di decorazione. Il risultato è oggettuale. Oggetti geometricamente definiti, formati dalla ripetizione e variazione di elementi primari, forme pure, semplici. La pittura dalla parete passa ad occupare lo spazio.

Spesso le opere sono realizzate attraverso procedimenti industriali. L'esecuzione è sottratta alla mano dell'artista e affidata alla precisione dello strumento meccanico. Esempi:

Carl Andre utilizza 120 mattoni accostati in una matrice 5x12x2.

Dan Flavin si serve di lampade fluorescenti utilizzando gli elementi luminosi in un duale gioco di presentazione compositiva oggettuale e ridefinizione dello spazio.

Donald Judd dispone 6 parallelepipedi identici, realizzati industrialmente, sulla parete sovrapponendoli verticalmente e lasciando una misurata e identica distanza tra ogni elemento.

Sol Lewitt sviluppa la sua ricerca partendo da una struttura cubica ripetuta modularmente.

Robert Morris realizza geometrie perfette che dispone nello spazio espositivo instaurando un dialogo percettivo con l’osservatore.

Il contesto culturale in cui si poté sviluppare il minimalismo ha i suoi prodromi dell’emancipazione dall’arte europea nell’astrattismo americano del dopoguerra. Artisti come Jackson Pollock, Barnett Newman, Mark Rothko realizzarono in quel periodo opere astratte che segnarono un netto cambiamento nella produzione artistica statunitense e nel modo di concepire e percepire la pittura. Anche la critica dovette in quegli anni formarsi e sviluppare delle nuove categorie interpretative per l'analisi delle opere.

L'artista Frank Stella ebbe una rilevante importanza per lo sviluppo del minimalismo. Egli dipinse negli anni '50 i Black Paintings, dei quadri privi di cornice consistenti in strisce nere parallele divise da sottili linee bianche. Queste opere, la cui realizzazione era preceduta da una meticolosa preparazione in modo da limitare gli effetti personali della manualità, non hanno alcun rimando allusivo, ma si presentano all’osservatore come oggetti portatore di valore in quanto tali. La vernice impiegata dall'artista per la realizzazione di queste opere era di produzione industriale e di uso comune.

Anche le opere di Jasper Johns sono da considerare come influenti per la formazione culturale del minimalismo. Egli introdusse nei suoi dipinti degli oggetti per affermare la negazione della soggettività dell'artista e della sua vanità. Vi fu nelle intenzione dell'artista una tensione ad un arte impersonale espressa al limite tra pittura e scultura, tra pittura e oggetto. In ultimo, è degna di nota la produzione degli italiani Manzoni, capofila del movimento in Italia e massimo teorizzatore, e Piacentino, con le sue installazioni.

Artisti di Triskele Arte

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